19 agosto 2009

Mars attacks! (and Jamaica too!)

Grande, largo, meritato, pronosticato successo per il giamaicano Usain Bolt ai mondiali di Atletica di Berlino. Il campione olimpico stabilisce il nuovo record del mondo (e che record) sbaragliando la concorrenza nella finale dei 100 metri. Ci si aspetta la stessa devastazione nei 200. A me di entusiasmo ne suscita ben poco. In questi giorni un coro ad una sola voce: la macchina perfetta, l'atleta di un altro pianeta, oltre il limite di velocità che si pensava fosse possibile per un umano. Bolt è simpatico, fa spettacolo prima, durante e dopo la gara, non sente la pressione degli eventi importanti, e giovanissimo e ha ancora una lunga carriera davanti a sè, stabilisce dei record del mondo migliorando i record precedenti in modo strabiliante (maliziosamente mi verrebbe da dire: come Florence Griffith e Ben Johnson).

Sarà che mi viene sempre da fare il tifo per l'outsider, più che per il favorito, ma le vittorie annunciate non danno mai lo stesso godimento delle vittorie sofferte e impreviste. Mi pare di vedere il "Mars attacks!" di quel geniaccio di Tim Burton, dove i marziani arrivano, uccidono e devastano tutto quello che trovano conquistando inesorabilmente il pianeta Terra. Forse è proprio Marte che indica Bolt quando fa quel gesto dopo le vittorie, vuole dirci "io vengo da lassù".

Molto più apprezzato Robert Harting, vincitore del lancio del disco, che vince solo all'ultimo lancio contro Piotr Malachowski (un atleta dotato di una pelliccia da fare invidia allo yeti), fa gesti eclatanti e non molto sportivi di chiusura della bocca stile lampo (evidentemnte riferiti all'avversario arrivato secondo) da vero spaccone e poi si straccia la canotta alla Hulk Hogan di fronte ad uno stadio in delirio, mostrando nel giro d'onore i suoi 2 metri per 100 e rotti chilogrammi di simpatia. 5 minuti di paura e delirio a Berlino.

UPDATE: Nei 200 vittoria e record di Bolt, presentatosi con una maglietta che parafrasa Kennedy, "Ich bin ein Berlino". Berlino è il nome della mascotte dei mondiali, che Harting aveva portato a spasso capovolto durante il giro d'onore.