30 agosto 2009

It does matter if you're black or white

Avete presente la canzone di Michael Jackson "black or white"? Beh, a quanto pare dalle parti di Redmond, sede della Microsoft, non ne hanno capito bene il senso. In una immagine pubblicitaria tre soggetti si fanno grasse risate utilizzando i programmi di zio Bill (non ho mai capito come un qualsiasi software possa farti così tanto divertire, sta di fatto che questi se la ridono proprio).
Nella versione utilizzata sul sito polacco però, qualcuno ha ben pensato di decapitare il soggetto centrale per sostituirlo con una testa presa chissà dove. Dove sta il problema? Semplice. La testa originale era di un afroamericano, quella sotitutiva di un caucasico. Peccato si siano dimenticati di sostituire anche la mano del soggetto, rimasta stranamente afroamericana.
Qualcuno però se n'è accorto, ha fatto presente la cosa, e alla Microsoft, oltre ad aver fatto una enorme figura di pataccari, non hanno potuto fare altro che dire "scusate, siamo proprio dei pataccari", rimettendo le varie teste al loro posto.


Ma imparare un po' meglio fotosciop no? Ah, già, forse hanno usato paint brush...

Affemminiamoci

Su questa non riesco a formulare nessun commento di senso compiuto. Riesco solo a sorridere ogni volta che la vedo.

25 agosto 2009

Musica da camera

Non è chiaro se si tratti di un musicista in cerca di occupazione a causa dei recenti tagli ai fondi destinati alla cultura da parte del governo Berlusconi.
Certo è che con l'avvento della musica leggera, la musica da camera ha subito un lento quanto inesorabile declino.


E che girovagando per le autostrade italiane a volte si incontrano storie particolarmente curiose.

23 agosto 2009

I 12 peggiori tipi di utenti Facebook

Brandon Griggs pubblica sul sito dela CNN un simpatico articolo che elenca i 12 peggiori tipi di utenti Facebook (in realtà i più noiosi, ma sintetizzare mi viene bene). Alla fine dell'articolo realizzo che più che i 12 peggiori tipi, in una di queste categorie ci potrebbero finire quasi tutti gli utenti di Facebook. Solamente in un paio di categorie mi sono abbastanza riconosciuto (il promotore di se stesso e il guardone), ma penso di avere ancora ottimi margini di miglioramento.
Ecco le categorie (la traduzione è libera e in alcuni passi proprio farlocca, of course, the book is on the table):

Ti-racconto-ogni-dettaglio-della-mia-pallosissima-giornata
"Mi sto alzando"."Sto mangiando cereali per colazione"."Mi sto annoiando al lavoro". "Faccio le pulizie di casa".
Stai scherzando? Che storia! Non c'è momento per questi utenti che non meriti una nota da diffondere verso il resto del mondo. Il solo avere centinaia di amici Facebook significa che tutti non vedono l'ora di sapere che state aspettando l'autobus?.

Il promotore di se stesso
Ok, probabilmente tutti noi abbiamo postato qualche articolo riguardo qualche nostro successo. E sicuramente quasi tutti i vostri amici saranno felici di sapere che avete raggiunto ottimi risultati nella coltivazione delle barbaietole da zucchero. Ma quando OGNI aggironamento è un link al vostro blog, alle vostre letture di poesia o alle mostre che avete visitato, potreste passare per vanitosi o peggio egocentrici.

L'infarcito di amici
L'utente medio di Facebook ha circa 120 amici. Chi è particolarmente attento alle relazioni e le farfalle socievoli (le uniche che riescono a trovare il partner di una vita in metropolitana) possono ragionevolmente averne 3/400. Ma... 1000 "amici"? A meno che non siate George Clooney o abbiate appena fatto 6 al superenalotto, è un po' troppo elevato come numero. Non sarà esibizionismo?

L'annunciatore
"Michael Jackson è morto!!!". Sono stato il primo a sapere la notizia!
Già, il primo assieme ai 560 milioni di utenti in quel momento collegati a qualche sito di informazione/radio/tv. Questi aspiranti Emilio Fede sono la causa per cui molte persone apprendono le ultime notizie dai social network. Nella loro ricognizione per lo strombazzamento delle notizie questi utenti diffondono rumors, mezze verità e bufale vere e proprie. Dimenticavo... Marte non sarà visibile con le dimensioni a cui siamo abituati a vedere la luna, il 27 Agosto.

L'informatore
"Gino sta andando in farmacia a prendere qualcosa per curare delle fastidiosissime emorroidi".
I confini della privacy e della decenza non sembrano esistere per questi iper-informatori, che offrono senza tanti pudori tutti i dettagli della loro vita sessuale, dei loro problemi matrimoniali e delle loro funzioni fisiologiche. Grazie per l'informazione, Gino.

Lo sgrammaticato
"Così trst x Fara Fauset ma tnt contento k è venerdì".
Si, lo so. Nel mondo digitale le regole della punteggiatura sono particolari e no, a nessuno piace lo stile di scrittura di un nazi-insegnante (magari con la penna rossa).
Ma scrivi con uno stile che ti fa sembrare un tantino deficiente.

Lo spargi-commiserazione
"Barbara oggi è triste". "Sono davvero contento che sia finita".
Come pescatori a caccia di pesci, questi tristi utenti lanciano i loro ami con vaghi racconti di guai, nella speranza di ottenere qualche riposta interessata. Le buone e le cattive notizie vere sono una cosa, mentre questi post sono solo manipolati per attirare attenzioni.

Il guardone
Chi scambia Facebook per un peep show. Questi utenti sono troppo prudenti, o troppo pigri, per aggiornare il loro stato o scrivere sulla vostra bacheca. Ma ogni tanto, parlando con qualcuno di loro, citeranno qualcosa che avete scritto, e capirete che la vostra pagina la guardano, nascosti nell'ombra.

L'indignato
Questi utenti musoni, come quelli che vomitano rabbia e odio nei commenti dei blog, non hanno mai incontrato qualcosa di cui non fosse possibile lamentarsi in qualche modo. "Gino non si stupisce che certi idioti non realizzino quanto siano stupidi". La conclusione dei loro post è quasi sempre la stessa: "Vergogna!".
Keep spreading the love.

Il paparazzo
Ogni volta che visitate Facebook scoprite che qualcuno ha messo una foto che vi ritrae durante il party del week-end scorso? Non sapevate dell'esistenza della foto e nessuno vi chiesto il permesso per pubblicarla? Sarebbe meglio se non foste costretti a spiegare a vostra madre i vostri atteggiamenti lascivi da bradipo ubriaco mentre limonate con una bottiglia di vodka, non trovate?

Il folle esoterico
"Se non ora... quando?"."Vedrai....."."Il 21 dicembre 2012..."."Gino, il mondo è piccolo..."."Marco pensava di essere immune, invece non lo è".
Spiacenti, ma l'effetto fianale non è misterioso, ma giusto un po' assurdo.

L'invitatore cronico
"Sostieni questa causa. Firma questa petizione. Combatti la mafia con me. Che personaggio di Star Trek sei? Ecco le 5 auto che ho posseduto. Qui invece 25 domande sulla mia vita. Eccoti un drink, che drink preferisci? Hei lo stesso che ho scelto io! Ho fatto il quiz 'Che Presidente saresti?' ed è uscito Antonio Starrabba di Rudinì! Tu che Presidente sei?".

Ora scappo, devo linkare questo post alla mio profilo Facebook.

19 agosto 2009

Mars attacks! (and Jamaica too!)

Grande, largo, meritato, pronosticato successo per il giamaicano Usain Bolt ai mondiali di Atletica di Berlino. Il campione olimpico stabilisce il nuovo record del mondo (e che record) sbaragliando la concorrenza nella finale dei 100 metri. Ci si aspetta la stessa devastazione nei 200. A me di entusiasmo ne suscita ben poco. In questi giorni un coro ad una sola voce: la macchina perfetta, l'atleta di un altro pianeta, oltre il limite di velocità che si pensava fosse possibile per un umano. Bolt è simpatico, fa spettacolo prima, durante e dopo la gara, non sente la pressione degli eventi importanti, e giovanissimo e ha ancora una lunga carriera davanti a sè, stabilisce dei record del mondo migliorando i record precedenti in modo strabiliante (maliziosamente mi verrebbe da dire: come Florence Griffith e Ben Johnson).

Sarà che mi viene sempre da fare il tifo per l'outsider, più che per il favorito, ma le vittorie annunciate non danno mai lo stesso godimento delle vittorie sofferte e impreviste. Mi pare di vedere il "Mars attacks!" di quel geniaccio di Tim Burton, dove i marziani arrivano, uccidono e devastano tutto quello che trovano conquistando inesorabilmente il pianeta Terra. Forse è proprio Marte che indica Bolt quando fa quel gesto dopo le vittorie, vuole dirci "io vengo da lassù".

Molto più apprezzato Robert Harting, vincitore del lancio del disco, che vince solo all'ultimo lancio contro Piotr Malachowski (un atleta dotato di una pelliccia da fare invidia allo yeti), fa gesti eclatanti e non molto sportivi di chiusura della bocca stile lampo (evidentemnte riferiti all'avversario arrivato secondo) da vero spaccone e poi si straccia la canotta alla Hulk Hogan di fronte ad uno stadio in delirio, mostrando nel giro d'onore i suoi 2 metri per 100 e rotti chilogrammi di simpatia. 5 minuti di paura e delirio a Berlino.

UPDATE: Nei 200 vittoria e record di Bolt, presentatosi con una maglietta che parafrasa Kennedy, "Ich bin ein Berlino". Berlino è il nome della mascotte dei mondiali, che Harting aveva portato a spasso capovolto durante il giro d'onore.


Gli amici non lasciano usare IE6 agli amici

"Friends don't let friends use IE6". Questo lo slogan vagamente simpatico che vuole scoraggiare l'utilizzo del vetusto browser Microsoft, attualmente ancora utilizzato dal 15-20% degli internauti.
Sembra incredibile, ma facendo seguito alla campagna lanciata per favorire la morte più rapida possibile del browser meno sicuro del mondo, la stessa Microsoft rincara la dose, attraverso le parole di Amy Bazdukas, general manager MS per Internet Explorer.


Le argomentazioni sono pressochè le stesse che qualcuno già esponeva nel lontano 2005, consigliando già allora una migrazione di massa verso qualcosa di meno insicuro.
Ci hanno messo qualche anno, ma sono arrivati. Begli amici.

16 agosto 2009

The Chromium (aka Google Chrome) evolution

Il debutto non era stato dei migliori, per Google Chrome. Nonostante le idee innovative che stavano alla base del nuovo browser di Mountain View, e il fatto che fosse open source, il primo rilascio, disponibile per la sola piattaforma Windows non stimolava certo un'immediata simpatia. Ora però che lo si può finalmente provare anche su Linux (su Ubuntu ci sono qui pacchetti precompilati, per Mac c'è qualcosa di analogo qui), devo dire che nel giro di breve tempo il browser, per quanto beta, per quanto incompleto, sta evolvendo rapidamente e positivamente.
Oggi poi una sorpresa: tra le opzioni scopro la possibilità di scegliere un tema GTK+. Ricordo che per Firefox una cosa dell genere arrivo alla versione 3.0. Qui ancora non siamo alla versione stabile. Mi sembra un bel segno di attenzione.

In generale il dato più significativo (non sono il primo a dirlo) sono le prestazioni di Chromium/Chrome (che sono poi la stessa cosa), decisamente superiori a quelle di Firefox, in particolare su piattaforma Linux (dove la volpe rossa ha sempre sofferto di prestazioni non eccezionali, pur se molto migliorate dai tempi della 2.0), ma in generale sembra che dalle parti di Google abbiano preso il meglio di un po' tutti i browser esistenti, scelto un motore di rendering già bello e pronto (Webkit, lo stesso che fa funzionare Safari) e applicato la filosofia googliana del web computing, per cui il browser è solo lo strumento per l'accesso a tutti gli strumenti e le applicazioni che servono.

Se continuano di questo passo tra qualche mese potrei anche mettere in discussione la scelta del mio browser predefinito, che non cambia da Firefox 0.7, datato Ottobre 2003.



15 agosto 2009

La regina dei castelli di carta

Il terzo e ultimo episodio della trilogia Millennium, l'anello debole della catena. Tutto il romanzo (il mattone più pesante dei 3, con oltre800 pagine. Ma perchè?) è tutto un intrico investigativo/giudiziario in bilico tra la situazione pre "Uomini che odiano le donne" e un nuovo equilibrio fatto di giustizia ed equità.


Ormai i meccanismi larssoniani ci sono noti, si comincia a prevedere fin troppo bene lo sviluppo degli eventi. Manca la vera suspence, un vero antagonista (il cattivone muore senza lamentarsi più di tanto nella prima parte del romanzo), ma soprattutto mancano gli uomini che odiano le donne.
Verso il finale sarete conquistati dalla malvagia speranza che questa volta la nostra eroina/hacker non ce la faccia. Giusto per rompere la noia. Il colpo di scena ovviamente arriva al momento giusto... una sparachiodi risolverà la situazione.

13 agosto 2009

[Adoro!] Beth Ditto

Grazie a Tom che me l'ha fatta scoprire, finalmente anch'io lo posso dire senza incertezze: adoro Beth Ditto. Per prima cosa ho ascoltato Music for men, l'ultimo album dei Gossip (la band di cui Beth è voce), e già il fatto che l'intero album mi sconfiferasse alquanto sarebbe stato sufficiente (soffro di adorazione precoce, lo so).


Poi però scopro incredibilmente che non solo Beth è "la star più glamour dell’estate 2009" ma anche che è una "cicciona lesbica femminista ex punkettara fidanzata con un trans". Di fronte a tutto ciò non si può che dire una sola cosa: adoro!

New wave

Già fuori dalla villa si sentiva la musica. Strumenti a fiato e corda, tonalità remote e mistiche, qualche botta di gong. Il meglio della new wave vietnamita, mi spiegò qualcuno poco dopo. Un genere di musica che mi piace molto ascoltare. Anche per cinque minuti di seguito.

Gianrico Carofiglio - Ad occhi chiusi

12 agosto 2009

La ragazza che giocava con il fuoco

La sensazione che un terzo del libro si potesse tagliare arriva circa a pagina 250, dove finalmente la storia entra nel vivo con tre omicidi di quelli che ci si aspetta da un thriller. C'è anche una altra morte violenta nelle primissime fasi del romanzo, ma è il solito uomo che odia le donne, fatto fuori per appagare il senso di giustizia della protagonista.


Dopo aver scritto la storia della famiglia più complicata che esista (in "Uomini che odiano le donne" l'albero genealogico dei Wagner era presentato in forma grafica per essere in qualche modo compreso), nel secondo episodio della trilogia Millennium il vecchio Larsson si inventa l'adolescenza più sfigata possibile, quella di Lisbeth Salander.
Gliene sono capitate di ogni tipo dai 12 anni in poi. Già nascere figlia di una spia sovietica che ha disertato sembrava un avvio promettente, ma l'elenco è talmente lungo e fantasioso che per tutto il romanzo salta fuori ciclicamente qualche bella novità dal passato (un po' come nella storia della famiglia Wagner, del resto). Strano che la ragazza sia rimasta sana di mente, cosa che (io direi ragionevolmente) in pochi ormai credono.
Gli uomini che odiano le donne sono sempre presenti e inevitabilmente hanno simpatie neonaziste, sono eterosessuali, sadici, violenti. Dove magari sono solo un po' maschilisti vengono solo allegramente ridicolizzati (ovviamente da donne). Per i primi invece il futuro sarà breve.
Una bella resa dei conti. Ma un finale che lascia aperta la porta al terzo e ultimo episodio della saga.

P.S.: non fatevi impressionare dall'operato degli hacker di Larsson, si tratta pur sempre di un romanzo. Controllare comunque il vostro firewall, se vi fa stare più tranquilli.

Uomini che odiano le donne

Risparmiarci l'ennesimo confronto tra libro e film? Perché mai? Mi è impossibile giudicare obiettivamente il film, avendo letto il libro e conoscendo la storia. Ho inevitabilmente passato tutta la visione a pensare a cosa mancava, a cosa era stato cambiato, a cosa era stato aggiunto rispetto al romanzo.


A differenza di altri casi (Il signore degli anelli è il primo che mi viene in mente) manca l'elemento spettacolare visivo a farci apprezzare la proiezione. Non stiamo infatti vedendo un film di azione o di avventura, con effetti speciali o ambientazioni mozzafiato. Si tratta di un thriller, dove i profili psicologici dei personaggi sono un elemento centrale, e purtroppo sacrificato nella operazione di riduzione (ho avuto la netta sensazione che Lisbeth Salander parlasse molto meno nel libro, ma del resto come sarebbe stato possibile al cinema?), così come manca completamente la "rilassata" vita affettiva di Mikael Blomkvist. Non mi è arrivata la sensazione di orgoglio lesbico, dove la vendetta colpisce inesorabilmente sadici e violenti maschi eterosessuali (la maggior parte della popolazione maschile svedese, a giudicare da Larsson).
Insomma la sensazione finale è quella di un romanzo bello e con alcuni elementi distintivi ridotto ad un prodotto cinematografico mediocre.
Chissà se anche chi non ha letto il libro ha avuto la stessa sensazione.... speriamo solo non sia così anche per i successivi (inevitabili?) episodi.