25 settembre 2007

Quando si dice famiglia

Anna Bravo
da "La Repubblica", 4 Luglio 2006

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Fra tanto parlare di famiglia, i diritti dell'individuo scolorano, e non solo sulle grandi questioni teorico-politiche, ma nella quotidianità.
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A me sembra addirittura che verso la famiglia ci sia un atteggiamento protettivo-reverenziale, almeno su alcuni terreni. Penso ai crimini familiari, dall'omicidio alle percosse, e al loro trattamento mediatico: quasi ignorato il tma della responsabilità personale, si chiamano in causa il cosiddetto raptus di follia e/o la società atomizzata, sorda alle difficoltà altrui; quasi mai la famiglia, nonostante il suo corredo durevole di aggressività e frustrazioni.
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La rivalità può eserci, perchè no; le nuove unioni ampliano le opportunità di scelta e i possibili contraenti, forse logorano l'appeal già vacillante del matrimonio. Ma in che modo un Pacs potrebbe concretamente danneggiare una famiglia? In che modo, se non con misure restrittive a intrusive, una legge potrebbe disincentivare un processo che è essenzialmente culturale?
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Fra gli amici delle unioni eterodosse, mi sembra che ci sia il problema opposto dell'autolimitazione preventiva. E dunque sarebbe bene tenere a mente una verità sperimentata dalle donne: affrettarsi a mediare con le proprie convinzioni prima ancora di studiare una mediazione con quelle altrui, non aiuta, finisce anzi per farci arrivare al confronto già rimpiccioliti e indeboliti.