20 luglio 2008

Sotto la falce e il martello niente

Resa dei conti nei partiti di sinistra esclusi dal parlamento alle ultime elezioni politiche. Mozioni, congressi, elezioni, alleanze, scontri (al limite dello scontro fisico), zuffe e baruffe. Fa uno strano effetto, visto dall'esterno, questo agitarsi e scontrarsi nelle (numerose) formazioni che ad oggi rappresentano, complessivamente, meno del 5% dell'elettorato. Fa specie soprattutto sentire che i motivi di maggiore scontro e conflitto sono se allearsi o meno con questo o quell'ex-alleato, se scindersi o unirsi, se dialogare o meno con la sinistra riformista.
Discorsi, strategie e iniziative con un obiettivo ben chiaro: recuperare qualche parlamentare europeo alle prossime elezioni, riscuotere qualche rimborso elettorale.
Sorprende (ma a pensarci bene non più di tanto) l'assenza di una critica, di una proposta alternativa ad un'azione di governo che, insediato da pochi mesi, mette in campo quotidianamente un attacco senza quartiere ai diritti civili di tutti e di tutte, che demonizza qualunque diversità trasformandola in un nemico da annientare, che stravolge le più elementari regole dell'ordinamento democratico, che crede di risolvere il problema del debito pubblico sfasciando lo stato sociale e che agisce come un rullocompressore filo-confindustriale l'erosione dei diritti dei lavoratori.
Sarebbe così semplice riconquistare la fiducia di tanto elettorato smarrito e astenuto.
E invece niente, tutti sotto la falce e il martello, attaccati con le unghie e coi denti ad un simbolo che dovrebbe significare salvezza, ma che da solo non può rappresentare una visione, delle proposte, dei valori, che semplicemente non ci sono.
Resteremo orfani di rappresentanza ancora a lungo, temo.